La vittoria è il percorso

Chi mi conosce sa che vivo in una famiglia sportiva.

Ho conosciuto il calcio quando avevo 17 anni, guardando un ragazzo con i capelli lunghi biondi e che mi colpì da subito, quando venne a giocare nella storica Caninese, la squadra del mio paese.

Oggi Roberto è il direttore tecnico di una società sportiva e i nostri figli, Alessio e Luca, oltre a studiare Scienze Motorie sono due allenatori che cercano di dare ogni giorno il meglio di loro stessi ai bambini che allenano.
Con generosità, non per la brama di vincere.


A casa nostra di parla di calcio 24 ore su 24, e per me tutto questo è fonte di insegnamento infinito. Così stamattina, mentre io e mio figlio Alessio ci gustavamo il nostro caffè sul divano, ci siamo ritrovati a parlare dell’impresa compiuta in questo anno sportivo dalla squadra della Tor Tre Teste allenata da mister Marco Mei.

Per chi non conoscesse le vicissitudini di questa squadra adesso ve le racconto io: un intero campionato nella categoria Giovanissimi élite all’insegna di partite vinte e solo due pareggi, 101 gol fatti, 8 gol solamente subiti, fino a giungere alla finale che vi sto raccontando per assegnare il titolo regionale élite. La partita termina 1 a 1. Si va ai supplementari, e qui gli imbattuti ragazzi di mister Marco subiscono un gol e perdono.

Come diciamo sempre ai bambini della scuola calcio la palla è rotonda e quindi è imprevedibile, perciò può accadere che un semplice gol vanifichi un anno di successi in un attimo. In questo caso l’imprevedibilità di una palla dissuade tutti quelli che nell’ambiente sportivo romano avevano sancito anzitempo questa squadra come la vincitrice (addirittura) dello scudetto. Così, al sopraggiungere del fischio finale anziché la gioia li attende il durissimo sapore della sconfitta.

Ecco perché oggi scrivo questo articolo, per condividere le mie sensazioni con chi, tra voi lettori, vede lo sport come lo vedo io. Ho scritto un libro, OBIETTIVO:VITTORIA, il cui titolo è di certo una provocazione perché con le mie parole non ho voluto suggerire una ricetta giusta per vincere, ma piuttosto sensibilizzare il lettore sul fatto che

– la vittoria è l’effetto collaterale positivo di uno spirito vincente che domina su ogni avversità.

La vittoria, vista così stabilisce un risultato arbitrario, più o meno soddisfacente, al di là della posizione in classifica sancita dall’atleta. Si può essere vincitori al primo posto della classifica ed essere insoddisfatti di se stessi, così come si può terminare la gara all’ultimo posto e viversi gioiosamente vincenti. Magari aver concluso la gara rappresentava per se stessi un traguardo …

A questo punto penso al mister di questi ragazzi, lo immagino mentre osserva gli sguardi dei suoi allievi che vedono sfumare nel nulla l’ambizione di vincere un titolo. Ed è proprio commentando il lavoro di mister Marco Mei non focalizzandomi solo sull’ultima partita ma valutando tutto il campionato. che mio figlio Alessio esordisce mi illumina dicendomi:

“la vittoria è il percorso”.

Certo, proprio come credo anche io! Vincere non è alzare una coppa ed esultare, vincere è riconoscere obiettivamente il valore di una squadra e il lavoro mentale che un mister ha saputo fare sulle qualità dei ragazzi che ne fanno parte per farle brillare, è sancire un impegno costante e condiviso, fatto di tanta motivazione e ostinazione.

Vincere significa perdere con dignità.

Essere intervistati, come è accaduto a Marco Mei, e onorare in ogni caso i propri ragazzi, con sincerità, non per fare bella figura.

Ma voi ci pensate a questi ragazzi non abituati a perdere come ha fatto male la sconfitta, l’unica, avvenuta ai supplementari di una finale? Io si, ma poi pensò che accanto a loro c’era il loro mister pronto a trasformare la sconfitta in un’opportunità di crescita personale, e capace di tutelarsi dallo scoraggiamento quello brutto, quello che vanifica, a causa di una delusione, i vulnerabili adolescenti a continuare a lottare per un obiettivo.

In questo mondo sportivo attuale a volte un po’ zoppicante per mancanza di valori e motivazioni sanamente esasperate, è ovvio valutare vincenti chi al termine di una gara vince.

Ma vedere in questa foto, postata sui social dal mister, il portiere titolare affranto ricevere a fine partita il primo abbraccio consolatorio da parte del portiere rimasto rimasto in panchina, bè, è davvero una grande vittoria! Vedere oltre al mister, il,preparatore dei portieri, Luca Salatino; consolare i ragazzi mi emoziona perché poi che parla durante l’intervista con signorilità e onorabilità, mi fa venire i brividi perché in questa circostanza sportiva vedo la realizzazione di un modo di praticare lo sport al quale ambisco da anni.

Una visione dello sport che tento di contaminare agli allenatori che si formano ai corsi. E così riflettendo, valuto che tutto sommato non sono una visionaria quando non mollo per nessun motivo la mia convinzione che il calcio e lo sport in generale con le sue esasperazioni può migliorare lavorando sull’atteggiamento dei tecnici, mediatori del turbamento complessivo di una squadra, in cui convergono gli stati d’animo di tutti i componenti.

Tu lo hai realizzato mister Marco, mitigando la delusione con la responsabilità di dover stare vicino ai propri calciatori come se fossero parti di se stesso da tutelare e non lasciar frammentare dalla sconfitta. Tutto ciò lo hai realizzato davvero mio caro Marco, decretandoti in tal modo il vincitore di un titolo più valoroso di ogni altro possibile:

Essere un leader, nonché un educatore delle emozioni sempre, nel bene e nel male.


La nostra più grande gloria non sta nel non cadere mai, ma nel rialzarci ogni volta che falliamo.

—Confucio

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