La panchina fa bene


Immaginatevi di desiderare tanto una cosa che vi piacerebbe fare, per esempio un bel viaggio, oppure avere un cellulare nuovo, una macchina più bella. Osiamo di più: il vostro desiderio in questione è buttare per sempre la mascherina, cancellare il COVID.

Ora pensate di dover accettare per forza di non poter avere nell’immediato niente di tutto questo. La sensazione che si vive in tale circostanza si chiama “frustrazione”.

Pensate, ognuno di noi ha una soglia personale di sopportazione della frustrazione che se abbastanza alta ci consente di tollerarla e non sconvolgerci gravemente. Perché le frustrazioni logorano la mente e il corpo.

Ora pensate a un bambino/a che amate. Non desiderereste che la sua soglia di sopportazione della frustrazione fosse più alta che si può?
Penso proprio di sì.

Bè, considerate che la soglia della frustrazione si alza quando si è sottoposti alla sofferenza (piccola o grande che sia), ma non una volta sola, tante volte!
Aspettare di entrare in partita allena proprio a questo.

E allora se vi capita di vedere vostro figlio o un bambino/a che amate, che scalpita insofferente a bordo campo o sta lì deluso perché vorrebbe entrare in partita, rammentate di trasformare la vostra stizza (o qualsiasi altra sensazione spiacevole) in INCITAMENTO.

Fatelo anche se quel giovane atleta è lontano da voi perché siete in tribuna. Basta che ripetiate dentro di voi: “Dai, tieni duro e quando entri spacca tutto!!!”. Come un bersaglio il vostro incitamento, di certo, centrerà l’obiettivo.

L’amore va a una velocità infinitesima, e quello di un genitore ancora di più.

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